M.V.M.

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10/2/98.


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L'AVANA DEGLI SPIRITI

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

El País e la Repubblica, 22 / 1 / 1998.


L'AVANA - È possibile dire che il popolo cubano è cattolico o no? Era questa la domanda che si poneva nel 1995 Monsignor Carlos Manuel De Céspedes García Menocal, oggi vicario dell'Avana, nonché la personalità della Chiesa cubana che oggi suscita il maggior numero di consensi. Se la poneva per iscritto sulla rivista Temas, e si rispondeva affermando che la maggior parte del popolo cubano è religiosa. Non partiva per la tangente, questo fine intellettuale, amico di intellettuali al punto che molti scrittori gli sottopongono i loro originali per averne il nihil obstat estetico. Nel suo articolo del 1995 difendeva la tolleranza nei confronti di tutte quelle forme di religiosità che somministrano la speranza, senza escludere la santeria, rappresentata sulla pubblicazione da Natalia Bolivar, massima autorità in materia.
Gennaio del 1998. Il papa atterra e Temas scende di nuovo in campo pubblicando le risoluzioni dei Provinciali Latinoamericani della Compagnia di Gesù, insieme a un'analisi di Aurelio Alonso sulle biografie di Papa Wojtyla scritte sino a oggi. I Provinciali compiono una radicale denuncia dell'economicismo e rivendicano i valori del neoumanesimo al servizio dei perdenti sociali. Aurelio Alonso definisce la posizione di Giovanni Paolo II come implacabile correttore degli eccessi riformisti del concilio e pastore polacco deluso dall'evidenza di come la caduta del comunismo in Polonia abbia ridotto il numero di polacchi presenti alle processioni. Giardini della Uneac, palcoscenico dove presentare la rivista culturale più prestigiosa in Cuba e incontrare scrittori che accettano la visita del papa con la stessa cortesia, ma anche con lo stesso scetticismo, con cui attenderebbero un qualsiasi altro prodigio aereo o gassoso. Non si tratta di scetticismo religioso, ma di scetticismo civile o storico, mentre scambiano informazioni e si comunicano se sono stati o no inclusi nella selezione per l'incontro del papa con il mondo della cultura nell'aula magna dell'Università dell'Avana. La Chiesa è stata determinante in questa selezione giustificandola non con ragioni ideologiche ma di spazio. Ho appena finito una lunga conversazione con Alarcon, presidente dell'Assemblea nazionale, dedicata in gran parte al tentativo di decifrare se Cuba sia cattolica o no. La diagnosi di Alarcon somiglia parecchio a quella di monsignor Céspedes, e questo dopo avere esaminato a fondo la storicità di un "allontanamento" tra la Chiesa cattolica e la società non dovuto esclusivamente alla rivoluzione.
Tutti i leader politici con cui ho avuto occasione di parlare si sono serviti della storicizzazione dell'"allontanamento" per giustificare l'incontro e assimilarlo mediante il metabolismo rivoluzionario. Riprendo in mano una vecchia monografia di Sixto Gastón Aguero che ho comprato nella Plaza de Armas: il materialismo spiega lo spiritismo e la santeria in un testo che inizia con una citazione di Marx e chiude spiegando che la prova del rapporto tra vita spirituale e vita materiale consiste nel fatto che lo spirito muore quando si riduce la sua velocità di vibrazione. Per cui si condensano le sue manifestazioni e diventa materia concreta. Se il materialismo spiega la santeria può spiegare senza difficoltà le religioni convenzionali, soprattutto quando esse sono utilizzabili non già per rinunciare al mondo, ma per trasformarlo.
In albergo conosco l'etnografa Natalia Bolivar, autrice de Gli Orisha a Cuba, l'importante who's who della religione afrocubana, eminentemente utilitaristica: ci si serve degli spiriti perché ti procurino beni materiali, compresa una manciata di dollari.
Poi finirò a cena con Gabriel García Márquez, fondatore del realismo magico, che mi dice di essere —ma di non esserci— all' Avana, una trasparenza ottenibile soltanto nella trascendenza.

(Traduzione di Hado Lyria)

(Copyright El País / la Repubblica)


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