M.V.M.

Creato il
10/9/99.



L'imperatrice Hillary la nuova donna forte

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

La Repubblica, 8 / 8 / 1999.


Quando Clinton apparve sullo star system globale era in compagnia di una donna forte, Hillary, avvocatessa di prestigio e ritenuta come la vera ispiratrice del progressismo possibilista del marito. A Clinton piacciono le donne con tendenza alla cellulite, ma la fermezza psicologica trasmessa da Hillary era tale che ottenne di fissare un'immagine attraente, la bellezza dell'intelligenza e della sicurezza. Il mercato americano degli immaginari femminili non accettò del tutto il nuovo prototipo di first lady che ricordava Eleanor Roosevelt piuttosto che la signora Reagan, pure lei una donna forte ma travestita da ninfa, alla Debbie Reynolds. Pare che alcuni vedessero addirittura Nancy circondata da un'aura di luccichini, come un piccolo elfo effemminato e corretto da tutte le chirurgie estetiche del mondo.
Hillary voleva dimostrare di avere idee e cause proprie, come la signora Roosevelt, e si batté per una sanità all'altezza del welfare state.

Una battaglia persa perché erano brutti tempi per i sentimenti lirici e per il welfare, e la first lady si ritirò dietro le quinte, si mise ad accompagnare il marito nei suoi viaggi e portò la figlia dal dentista perché le sistemasse i denti, pieni di vistosi difetti comuni in tanti adolescenti. Nel frattempo, Clinton espiava i peccati di gioventù, come l'aver evitato la guerra del Vietnam e di visitare invece Mosca, allora mecca della rivoluzione mondiale. Nonostante simili precedenti è piuttosto improbabile che sia stato Clinton ad assassinare Kennedy, ma ha dovuto farsi perdonare la passione di gioventù per la sinistra, come già capitò alla maggior parte dei leader oggi in esercizio. Quasi ognuno di loro peccò nel suo maggio personale: nel maggio francese, in quello americano, tedesco, italiano o spagnolo. Ma a peccare più di tutti è stato Clinton, poiché ha voluto diventare imperatore di tutto quel che da giovane aveva osteggiato.
Senza tirare nuovamente in ballo "Il tradimento dei chierici" di Benda, resta ancora da scrivere una storia degli apostati e rinnegati che nel maggio del '68 erano stati rivoluzionari, nel tentativo di un bilancio del danno da essi inflitto alle stesse idee di progresso che un giorno avevano abbracciato. Si sono infatti comportati come il figliol prodigo che torna alla casa del padre per spiegargli quanto ha appreso stando dalla parte del nemico. E proprio mentre Clinton ricuciva i brandelli della sua immagine virtuosa, scoppiò il caso Lewinsky, che dimostrò ancora una volta il debole del presidente per la cellulite, nonché il suo incontrollato appetito per la più passiva delle sessualità.
Hillary colse l'occasione. Divenne il paladino del marito e insieme la donna forte, dignitosa ma ferita nell'amor proprio dall' offesa cocente. Ottima recita che, questa volta sì, venne accolta con entusiasmo dal pubblico e Hillary fu in grado di brillare di luce propria e di procedere verso un seggio al Senato e, chissà mai, verso la possibilità di essere la prima donna presidente degli Stati Uniti.
Vengono ora divulgate le rivelazioni di Christopher Andersen nel suo Bill & Hillary su presunti rapporti sessuali di Hillary con un amico di infanzia, Vincent Foster, suicidatosi o "suicidato" nel 1995, sotto pressione perché coinvolto nel caso Whitewater in cui i Clinton erano posti al centro di un brutto caso di corruzione. Corse allora voce di tali rapporti, che rispuntano ora a far ombra allo splendore di Hillary, la quale è talmente padrona della propria parte da dichiarare di comprendere le ansie sessuali del marito, condizionate da traumi dell'infanzia e dell'adolescenza. Traumi accertati.
Clinton rivelò agli scrittori García Márquez e Carlos Fuentes di essere un gran lettore di Faulkner e, per dimostrarlo, recitò loro a memoria un brano de "L'urlo e il furore", per poi parlare delle pedalate in bicicletta per visitare la casa di Faulkner allo scopo di sentirsi accompagnato dallo spirito di un uomo libero e aperto in quel profondo Sud del Ku Klux Klan e dell'intolleranza razziale. Diffidenti, García Márquez e Carlos Fuentes corsero a cercare "L'urlo e il furore" per verificare se l'imperatore quel brano lo sapesse per davvero a memoria. Lo sapeva.
A quella di un tanto contraddittorio imperatore eletto, l'imperatrice riuscirà ad aggiungere la propria immagine di donna forte, di donna dignitosa e insieme amante di un amico di infanzia. Gli amici d'infanzia, come gli angeli, non hanno sesso, e quando li ripeschi nella vita adulta, farci insieme l'amore non è adulterio. È rivivere l'Ode alla gioventù di Wordsworth. I tempi dello splendore nell'erba.

(traduzione di Hado Lyria)