M.V.M.

Creato il
21/1/99.


Ancora su Il premio:

1) Articolo di Vázquez Montalbán sui premi letterari

2) Recensione di Edmondo Dietrich

3) Recensione di Giuseppe Bellini


Premio letterario con avvelenamento

VITTORIA MARTINETTO

L'INDICE dei libri del mese, dicembre 1998.


Un'altra avventura del detective-gourmet Pepe Carvalho, questa volta alle prese con il mondo madrileño della finanza e dell'editoria, che offre al suo autore non pochi spunti sagaci e corrosivi di critica a un ambiente piú narcisista, fatuo e mondano che non letterario, in cui forse l'autore sfoga le ragioni che gli hanno fatto coniare un personaggio che, fra altre caratteristiche comuni ad altri famosi detective della letteratura, ha quella peculiare di bruciare i libri...
    Anche in Il premio, infatti, come nei precedenti romanzi della serie, al di là delle puntuali doti narrative di Montalbán e della sua abilità inventiva in materia di intreccio noir, si ritrova una vicenda che è comunque pretesto per inserire un'acuta e succosa analisi della realtà nazionale, tanto nei suoi aspetti socio-politici quanto in quelli culturali. L'azione è tutta compresa nel lasso di tempo di una serata in cui sta per essere annunciato il nome del vincitore di un premio letterario miliardario, a una platea di illustri invitati fra politici, scrittori logori e scrittori-promessa, critici venduti, giornalisti a caccia di scandali, premi Nobel imbalsamati e capitani d'industria pescecani dalle superficiali velleità culturali. A indirlo è lo squalo numero uno della finanza, Lázaro Conesal, il quale, a fronte di una giuria fantoccio, è l'unico depositario del nome del fortunato, che tuttavia non giunge a pronunciare, perché vittima di un avvelenamento mortale. L'assassino si trova certamente fra gli invitati trattenuti all'Hotel Venice, dove si svolge la cerimonia, per un'interminabile notte di suspense, che ribolle di chiacchiere letterarie e rivelazioni piú o meno desolanti riguardo ai retroscena politico-culturali di una Spagna postmoderna e liberista.
    Di un giallo, è ovvio, si possono annunciare poche cose per non guastare il piacere della lettura. Si dica semplicemente che Montalbán, ancora una volta, non delude i suoi aficionados, ma che il loro Carvalho, per un giusto rispetto della verosimiglianza, è visibilmente invecchiato, non in acume investigativo, ça va sans dire, ma nelle circostanze: percepisce un critico aumento di disincanto e una progressiva flaccidità addominale, ritrova la Carmela di Assassinio al Comitato Centrale (Sellerio, 1984) invecchiata e con un figlio ormai adulto e ribelle, e ha lasciato a Barcellona sia Charo —che già da tre anni lo ha lasciato— sia il fedele Biscuter, ormai in cerca di emancipazione professionale. Qui a Madrid, Carvalho si trova a lavorare gomito a gomito con l'ispettore di polizia Ramiro, nel quale, dopo le prime diffidenze reciproche, trova una valida spalla, anche se, della soluzione finale, rimane indiscusso e geniale protagonista.
    Niente paura, comunque, per chi vede il personaggio Carvalho accusare un po' di stanchezza a piú di due decenni dal primo caso: sarà proprio questa stanchezza a fargli accettare un incarico nel Nuovo Mondo che è al contempo annuncio di un prossimo caso ambientato nella Buenos Aires del tango e dei desaparecidos...


Ancora su Il premio:

1) Articolo di Vázquez Montalbán sui premi letterari

2) Recensione di Edmondo Dietrich

3) Recensione di Giuseppe Bellini