M.V.M.

Creato il
29/3/02.



Carvalho non muore

MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

La Repubblica, 17 / 10 / 2000.


Periodicamente vengo a sapere, dai più svariati mezzi di comunicazione, che sto per uccidere Pepe Carvalho. Talvolta la notizia è, se possibile, più fatale: l'ho già fatto fuori. Sono ventisei anni che ripeto che intendo far vivere a Carvalho la prova del passagio di millennio, e che in seguito la sua esistenza cambierà in modo sensibile, provando così la funzione dei millenni come linee immaginarie.
Ora che sta per apparire in diverse lingue L'uomo della mia vita (in Italia lo pubblica Feltrinelli, ndr.), i carvalhisti mi contattano da ogni parte del mondo dicendosi allarmati da una notizia che li colpisce direttamente: ho ucciso Pepe Carvalho. Frugo in ogni nascondiglio della mia casa dove di solito tengo i cadaveri, e non trovo quello di Carvalho. Cerco negli angoli del mio spirito (anche lì potrei occultare un morto), e vedo che non c'è. Per cui deduco che non ho ucciso Carvalho e che probabilmente non lo farò mai anche il detective se mi pone seri problemi di identità.
Infatti, L'uomo della mia vita finisce con l'annuncio di un giro del mondo compiuto da Carvalho insieme al suo assistente, Biscuter, una partenza che fa riferimento a due grandi romanzi di viaggio, il Chisciotte e Il giro del mondo in ottanta giorni, tanto diversi nella pagina e nelle intenzioni eppure tanto prossimi nella strategia del viaggio come pretesto per non andare da nessuna parte. Ne L'uomo della mia vita, Carvalho chiede in banca l'estratto conto e scopre di non avere abbastanza soldi da garantirgli una vecchiaia economicamente serena, per cui decide di spenderli facendo un giro del mondo che sarà un giro del XX secolo, quel secolo che si voleva fosse - e in modo definitivo - il Secolo dei Lumi ed ha chiuso invece con quasi tutte le valvole fuse.
Dovrei forse dedicare un po' di tempo a risolvere un doppio problema: per quale ragione di tanto in tanto qulcuno mette in circolazione la bufala che ho ucciso Pepe Carvalho? E cosa fare con un Carvalho che, visti i suoi annetti, non può più presentarsi come detective privato e questo, come se l'età non bastasse, in un mondo in cui i detective privati risulteranno sempre più inverosimili e verranno rimpiazzati da multinazionali dello spionaggio in tutti i suoi aspetti, da quello industriale a quello sentimentale?
Nel monologo teatrale Prima che il millennio ci separi, Carvalho se la prende con me nel timore che io voglia ucciderlo nel 2000, e presume di essere, di noi due, il più preparato ad affrontare le sfide di un nuovo secolo che può cominciare con George Bush junior alla presidenza degli Stati Uniti, una catastrofe spirituale che ci porterebbe a dedurre che tutti i secoli e tutti i Bush si somigliano. Se Bush vince, sono pronto a distruggerlo, così come in passato ho distrutto Franco, Pinochet e Kissinger, con il sistema di vivere tanto a lungo da vedere la loro morte fisica o politica. Ma Carvalho si sentirebbe ringiovanire, in quanto avrebbbe la riprova di tutte le sue teorie nichiliste sulla stupidità della supremazia di Achille a danno della tartaruga e dell'uomo sullo scarafaggio.
In un mondo in cui Bush Jr. può diventare il nostro imperatore, come immaginare la scomparsa di Carvalho? Non possiamo privarci della sua disgustata malinconia nata in un qualche momento della Storia, non so bene quale, in cui il detective scoprì che la creazione fu un lavoro fatto troppo in fretta e male, ragion per cui ogni essere vivente cerca di mangiarsi ogni altro essere vivente, senza escludere la pratica del cannibalismo inteso come un eccesso del senso ludico della gastronomia.
Il problema non sta nel far vivere o morire il mio personaggio, ma di riciclarlo professionalemente. Alla sua età, Carvalho non può pretendere di essere un atleta sessuale giapponese né un uomo di decisa capacità aggressiva. Sto studiando come farlo entrare in una Organizzazione Non Governativa: "Detectives Senza Frontiere".

(Traduzione di Hado Lyria)